Conferenza

Il nome stesso dell’evento “IDEA” prende spunto, come ci viene raccontato durante lo speech iniziale, dalla volontà di Prase di voler organizzare un evento che riuscisse a coinvolgere sia persone dal profilo più tecnico, sia i professionisti focalizzati sull’aspetto commerciale che della comunicazione.

La squadra di relatori pronta per la conferenza

“I marchi distribuiti da Prase sono quasi 50, ma tra questi si è notata una netta crescita delle tecnologie Dooh (Digital Out Of Home). Gli end-user hanno bisogno di soluzioni efficaci e potenti per far fronte all’avanzamento tecnologico del giorno d’oggi. Ecco quindi perché Prase continua a crescere, perché distribuisce soluzioni che possono avvantaggiare l’evoluzione tecnologica e perché fornisce, attraverso eventi come questo, il know-how che serve per comunicare con il cliente finale”. E’ così che Mario Baratto, Sales Manager di Prase, introduce l’evento nella grande sala conferenze della sede operativa dell’azienda a Noventa di Piave.

Luca Battistelli, Product Manager Multimedia di Prase, introduce poi l’argomento portante della giornata illustrando come la tecnologia video LCD sia quella più adottata e quindi più diffusa, nonostante i suoi noti difetti di “spessore”. L’LCD infatti è composto da diversi strati, come si nota nell’immagine qui sotto, e la luce deve, di fatto, riuscire a passarci attraverso.

Certo, la tecnologia si è evoluta a riguardo anche se, a dirla tutta, un Nano Cell resta comunque uno schermo LCD, solo più piccolo.

Ma, voi direte, “e l’OLED?” Si, l’OLED è una soluzione fantastica, una tecnologia diversa dal solito e che, proprio per questo, fa parte di quelle soluzioni che aprono a un nuovo orizzonte progettuale, rendendo possibili applicazioni molto particolari come allestire una vetrina di un negozio con un display trasparente. Quindi, consci che nel futuro dominerà l’IT, ed in particolare l’AI (Artificial Intelligence), possiamo stare tranquilli pensando che si assisterà ad un notevole miglioramento ed ottimizzazione dei display e della user experience. Basti pensare all’IoT (Internet of Things), il mondo delle cose connesse, che fa costruire dispositivi con porte di rete, da non molto implementati anche con lo standard OCF (Open Connectivity Foundation).

Davide Camurani di TouchWindow si lega al discorso di Luca Battistelli riportando l’attenzione sulle persone, al primo fruitore della tecnologia, spiegando come il software e l’hardware insieme possano creare ambienti digitali che allarghino la visione, oltre al video. Citando il case study sull’installazione all’interno del MAST, spazio polifunzionale di Bologna, aggiunge che oltre alle persone c’è da tenere conto del posto e che per questo si viene a creare una formula su cui tutto ruota: People -> Place -> Tech.

Valerio Piccinic, LED Division, e Marco Calò, Technical Account Manager di Prase incentrano il loro speech sulla duttilità dei LEDwall nel comunicare visivamente, o meglio “attrarre per comunicare“. D’altro canto, ricordano, anche il primo LEDWall acceso nel 1908 aveva un fine pubblicitario, seppur costituito da rudimentali lampadine in fila a comporre una scritta.

I LEDwall sono ovunque, questo perchè la richiesta è in crescita e orientata ad una sempre maggiore flessibilità applicativa. I LEDWall assicurano un messaggio ben visibile per molti anni, se si sceglie di prediligere la qualità costruttiva.

Si parla quindi di display diversi da quelli per uso rental e fra le soluzioni spunta anche il LEDwall trasparente, che non copre l’ambiente posto dietro lo schermo e il Micro LED, una tecnologia molto efficiente in continua evoluzione, specialmente se si pensa che i primi prototipi di LED sono stati costruiti nel 1995/96.

Giovanni Dantomio, di We Exhibit e che lavora principalmente con gli artisti e con le loro idee, afferma quanto sia complicato tenere testa o anche solo consigliare un artista nelle sue scelte. Questo perché la tecnologia è in continua evoluzione ed ogni artista ha la propria idea. La soluzione a questi problemi risiede nell’ibrido tecnologia-umanità-progettazione, il tutto contornato da una serie di partner importanti che si prestano.

Tutto confermato da Sebastiano di Zebra Mapping che si occupa di comunicazione multimediale immersiva attraverso l’utilizzo del Projection Mapping. Lo staff di Zebra Mapping ha infatti recentemente dovuto far fronte a diverse richieste che hanno aperto nuove strade di utilizzo del Projection Mapping come: lo story telling (video e audio) con modellazione 3D, l’uso dei video proiettori in maniera non convenzionale e il controllo, anche da remoto, della teconologia hardware e software installata, incluso l’audio 3D. Inoltre, sembra che stia crescendo sempre maggiormente l’interesse per applicazioni in ambito corporate, nelle show-room, nel museale, con il coinvolgimento sensoriale dell’utente finale. Quindi l’umanità sempre più al centro della ricerca tecnologica e della progettazione.

Sebastiano conclude il suo speech soffermandosi sul concetto di immersività, parola di cui ormai si fa largo uso. Partendo dal gioco, lui e il suo staff, sono rusciti ad arrivare all’interazione, ovvero quando l’end user diventa l’attore principale all’interno di un ambiente immersivo. L’utente interagisce infatti, attraverso il suo stesso movimento, con l’ambiente circostante che diventa educativo/formativo in modo totalmente naturale. Questo apre nuovi mondi, anche e sopratutto nei confronti di quei soggetti che fanno fatica ad esprimersi verbalmente (per esempio soggetti affetti da autismo) che grazie all’esperienza multisensoriale potrebbero riuscire ad espreimersi ed apprendere nel modo migliore e più velocemente. Ma questa è un’altra storia…

Infine Marco Cella, Multimedia Application Support di Prase, ci lancia una provocazione concludendo la conferenza. Spiega che l’uso massivo di videoproiettori e display é giustificato in quanto “é il miglior modo per avere un rapporto corretto con un’immagine“. In più, con il rapido evolversi della tecnologia, quello che si tenta di fare è di illudere sempre di più i sensi umani per coinvolgere le masse, cosa di per sè molto difficile. Ma, questa non era la volontà di inizio ‘900 con l’invenzione del 3D?

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