Per la nuova rubrica Integrated Futures, vi presentiamo il primo articolo di una serie curata da Cosimo Barberi (che vi abbiamo presentato precedentemente in questo articolo) dal titolo “Non automatizziamo il futuro”.
1. Come integrare?
Secondo le stime del team del The Millennium Project, think tank partecipativo che riunisce studiosi di tutto il mondo dal 1996 con l’obiettivo di fornire dati e spunti utili per migliorare la condizione umana, la sinergia tra tecnologie come l’AI, la robotica, la realtà aumentata e virtuale, la stampa 3D e 4D e la biologia sintetica produrranno nei prossimi 25 anni un’accelerazione senza precedenti del progresso scientifico.
C’è di più: qualcuno prevede che la sponda tra intelligenza artificiale e informatica quantistica produrrà uno sviluppo di entrambe al punto da ottenere risultati impensabili se non addirittura incomprensibili per l’uomo.
I frutti dell’integrazione, prima di tutto tra sistemi di conoscenze, poi tra sistemi ingegneristici, sembrano essere così abbondanti da risultare travolgenti, di difficile controllo e assimilazione: parlare di futuro oggi equivale a rincorrere faticosamente il “nuovo”, allo “stare al passo coi tempi”; tempi che, neanche a dirlo, si fanno sempre più corti a causa della frequenza del cambiamento.
Per chi “parla di futuro” (dei sistemi integrati come delle scienze e delle altre tecnologie) la sensazione di star banalmente trascrivendo un dettato fatto da altri è molto forte, mentre per chi “realizza il futuro” la percezione è quella di dover continuamente far notizia, essere il primo a poter dire di aver fatto qualcosa, ad aver rivoluzionato, reinventato, stravolto, ecc.
In tutto questo processo ciclico e meccanico gli innovatori, coloro cioè che possono permettersi il lusso di partorire visioni nuove del reale, sembrano essere estremamente pochi. Visioni prima di tutto, poi prodotti. Logiche inedite di integrazione tra scienze, bisogni e tecnologie. La sfida non è “cosa” ma “come” integrare.
2. Il futuro vs i futuri: un futuro di qualche anno fa
L’uscita nel 2011 di “A day made of glass”, video della americana Corning, gigante della produzione di ceramiche e vetri hi-tech, ha saputo segnare come pochi altri l’immaginario comune riguardante la diffusione dei sistemi integrati nella vita di tutti i giorni. Una realtà visiva (troppo) dove le immagini, gli audio-video, i testi, travasano di superficie in superficie seguendo pedissequamente i passi e i gesti degli utenti. Quel futuro che spegne quest’anno l’ottava candelina, pur in gran parte non realizzato, ha ancora un peso nell’immaginario non solo degli utenti ma anche e soprattutto di sviluppatori e progettisti: detta ancora la sua logica, la più forte del settore integration, quella del “contenitore context-aware“.
Recipienti di contenuti dentro altri recipienti più grandi, integrati, interfacciati, interconnessi; recipienti intelligenti che si adattano, si scambiano, si riposizionano: un grande sforzo ingegneristico per rendere la sveglia, il meteo, l’agenda, il planetario, la cabina per provare gli abiti, il cruscotto della macchina più… comodi? Friendly? Affordable? Spettacolari. Contenuti vecchi. Applicazioni vecchie. Nuovi modi di fruirli (in UltraHD).
Viene da chiedersi se questo grande sforzo per spettacolarizzare le banali azioni delle nostre vite private e pubbliche valga poi la pena, o meglio, sia in linea con le profonde trasformazioni sociali, economiche, politiche, ambientali, scientifiche in corso, o se stia soltanto producendo (volutamente o meno) tecnologia superata già prima di uscire sul mercato, portatrice di visioni obsolete ma, questo sì, infinitamente rassicuranti! La rassicurazione (sotto forma di prodotto tecnologico), con lo stravolgimento epocale che ci attende, è la commodity che attualmente ha più mercato.
3. Nasce la rubrica Integrated Futures
Come in tutti i settori produttivi, nel mondo dei sistemi integrati esiste un divide importante tra chi propone vera innovazione e chi, invece, si fa promotore e artefice del futuro mainstream del momento, sfruttandone i benefici commerciali immediati ma mancando spesso di progettualità a lungo termine. Nel panorama presente in cui la transitorietà sta diventando più un fenomeno strutturale che il semplice “momento di passaggio”, la vischiosità, la resistenza di passati “immaginari futuri” e di visioni non più proponibili, tende a essere un fenomeno diffuso che ha come effetto negativo quello di disperdere forze ideative, progettuali e produttive.
Integrated Futures, la nuova rubrica di IntegrationMag, vuol essere una guida tra miraggi e visioni nel mondo dei sistemi integrati, con l’obiettivo di monitorare le più innovative soluzioni in questo settore in grado di esprimere logiche diverse, di prefigurare scenari inediti. Supportare nuove narrazioni del futuro dei sistemi integrati senza che l’automazione si impossessi anche dei processi creativi, proiettivi, portandoci a realizzare soltanto copie “smart” di ciò che già esiste: questo è il fine di Integrated Futures.
La Redazione